Via Ottolenghi, 8
Per visite su appuntamento:
tel. (0141) 594271 famiglia Jona, Via M. D'Azeglio 1
tel. (0141) 593094 Donato Montalcini, Via Gobetti 15
tel. (0141) 593281 Gruppo di Cultura ebraica-CEPROS, Via M. D'Azeglio 42"
Si organizzano lezioni di storia e cultura ebraica, con visite guidate alla sinagoga e al museo, per le scuole che siano interessate ad inserire nella programmazione questi temi.
L'attuale sinagoga, chiamata abitualmente "scola" e poi "tempio", e' il risultato di una ristrutturazione compiuta nel 1889 per iniziativa e a spese di Jacob Ottolenghi e del fratello Leonetto, autore del progetto posto in opera dal geom. Carlo Benzi. Dalle planimetrie e dalle sezioni del tempio preesistente (rimaneggiato nel 1838) risulta che la sua struttura e' rimasta sostanzialmente la stessa: le novita' consistono nello spazioso matroneo, nell'ampliamento dei finestroni con vetri colorati a due colori nel gusto dell'epoca, nello spostamento del podio per l'officiante (tevah) dal centro al fondo innanzi all' aron, in conformita' alla tendenza prevalente dopo l'emancipazione di avvicinarsi il piu' possibile all'impostazione delle chiese. Alla stessa epoca risalgono la facciata, il cortile antistante e probabilmente gli altri locali dell'edificio (ora sede, a cura dell'Assessorato alla cultura del Comune di Asti, della mostra permanente della Resistenza), nonche' l'impianto di riscaldamento ad aria e di lluminazione a gas. Le forme neoclassiche dell'interno suggeriscono per la struttura originaria della sinagoga una datazione intorno all'inizio del secolo XIX.
Dietro la porta dorata dell' aron si apre un piccolo vano agibile, su tre lati occupato da un mobile con la parte superiore a giorno, divisa da colonnine a tortiglione dorate, e la parte inferiore chiusa da antine, quattro delle quali hanno rivelato, al restauro, una decorazione settecentesca dorata e laccata (esse testimoniano un probabile ampliamento di un aron piu' antico di cui facevano parte). La serie di piccoli armadi e scaffali lignei barocchi ospita i Rotoli della Legge (Sefer Torah) e i loro arredi: alcuni di questi risalgono al Settecento (sono in broccato di seta preziosa, altri sono ricamati).
Sul lato interno della porta di ingresso all'aula del tempio due colonnine scanalate di legno sorreggono il piccolo palco del coro.
All'esterno del tempio, sul lato sud, un orto si estende fino al vecchio edificio di via Aliberti 39, dove erano le scuole ebraiche (Istituto Clava): qui, sul primo pianerottolo, si possono ancora vedere le lapidi di lavagna nera in onore dei fondatori e benefattori.
Oggi la sinagoga si apre alle funzioni religiose solo occasionalmente, ma in coerenza con la sua antica funzione di "scola" e' sede di attivita' culturali ebraiche aperte alla citta'.
Per quasi seicento anni gli ebrei di Asti hanno pregato secondo il rito astigiano o Apam (sigla formata dalle iniziali ebraiche di Asti, Fossano e Moncalvo, le tre comunita' che seguivano questo rito). Si tratta in sostanza di una combinazione del rito tedesco o ashkenazita e del rito antico francese, portati ad Asti dagli ebrei giuntivi dalla Germania e dalla Francia. Poiche' la popolazione complessiva delle tre comunita' Apam non ha mai raggiunto le mille persone, e poiche' d'altra parte le differenze tra questo rito e quello tedesco sono essenzialmente limitate all'officiatura dei giorni penitenziali (dal Capodanno ebraico al Kippur), non sono mai esistiti testi a stampa. Le parti "astigiane" venivano manoscritte in fascicoli, detti quinternett, inseriti nel libro di preghiere di rito tedesco.
Solo l'officiante disponeva di un completo rituale manoscritto, uso che si e' protratto fino all'inizio del nostro secolo. Ultimo scriba (sofer) astigiano, particolarmente fecondo ed elegante, fu Raffaele di Marco Luzzati (morto nel 1906): di lui si conservano nell'archivio numerosi manoscritti spesso firmati. Pochissimi sono i rituali completi superstiti, fra cui uno a Cincinnati, uno a Gerusalemme e uno ad Asti, del secolo XVIII, in due volumi recentemente restaurati presso l'abbazia di Praglia. Il rito Apam veniva cantato con melodie originali che famiglie ebraiche di origina astigiana ancora tramandano.